mercoledì 30 dicembre 2009

tracce di luce... nei passi del tempo!










Una immagine… quasi una icona del vivere remoto che entra tra gli spazi del lento e progressivo cammino di queste due sorelle, il cui abbraccio morde la nostra vita in un morsa, un vortice, che brucia con voracità i nostri pochi giorni… ho visto quasi il tempo, come un bambino che muove i piccoli pezzi di un puzzle, che dispone i pezzi di una strana scacchiera, all’interno di regole di cui solo conosce il senso, che solo è in grado di comprendere di intuire, e che talvolta cambia senza preavviso, che mette in crisi le nostre stesse speranze, unica esperienza del nostro concreto vivere… e non serve lacerarsi le carni, cercare di spezzare i vincoli di queste catene che imbrigliano i nostri giorni… ma forse è proprio questo il senso… la forza e la concretezza della forma sta nella stessa forma concreta della speranza che orienta il nostro cammino, che muove i nostri passi, e che permette di cogliere, nell’incerdere tremendo dello scorrere delle ore, un sorriso, una dolce carezza che modella il nostro cuore, anzi il profondo centro e cuore della nostra sottile esistenza… e tutto, nonostante il dramma del tempo che scorre e tutto sembra divorare, attraverso le nostre scelte, senza fatalismi o determinismi, muove i nostri sentieri… e alla sera della nostra giornata, mostra, nel sorriso della morbida luce che accarezza i nostri volti, come in uno specchio il suo volto… speranza… sih, speranza concreta della mia forma!

lunedì 7 dicembre 2009

... voci e luci nel deserto!










Voce di uno che grida nel deserto!
Qualcosa di terribile... un pensiero tremendo che attanaglia le viscere e, nell'esplosione di frenetiche e paurose emozioni, blocca i nervi e stritola le energie...

Voce di uno che grida nel deserto...
troppo spesso si sente commentare questo pensiero, questo incrocio di parole con la superficilità di chi, fraintentendo l'urgenza del richiamo e della necessità che promana dal fluire di questa armonia di suoni, appiattisce i toni della speranza in qualcosa di mieloso, di funzionario, dove l'amore ancora si conferma in parola vuota e insensata...

quella voce grida... si! forte!... ma nel deserto... nella radura assetata, vuota, dispersa, dove unica compagna di viaggio è la solitaria solitudine... un deserto è l'unico cuore dell'accoglienza di quel grido... e noi, forse assopiti dall'estrenuante rumore di insensate comunicazioni, di incroci suonanti, dove ogni armonia perde il proprio colore per sposare il grigiore di tristi frastuoni, rimaniamo inermi, incapaci di prestare orecchio a quell'assordante silenzio che popola il deserto delle nostre giornate e che grida, grida, grida... preparate una strada...

forse nella vergona di tanta ipocrita bontà, nella quale il grido di tanti, nelle prigioni delle povertà dei nostri giorni, quel grido potrebbe risvegliare la nostra cruda coscienza, potrebbe scuotere le nostre false coscienze, potrebbe abbattere nella miseria delle loro illusioni i nostri idoli, per accogliere lo sguardo silenzioso di coloro che gridano... e con il loro grido popolare i nostri gelidi deserti...


forse abbiamo parole acide, spigolose, forti... sono parole che nascono dall'interrogativo che in questi giorni ha popolato anche questo nostro misero deserto...

in questi giorni le carceri di tutto il nostro Bel Paese sono state in rivolta, cercando di orientare e lanciare il loro grido verso quella luce che percorre anche i loro corridoi...

non vogliamo qui esprimere un giudizio di merito oppure creare un dibattito politico, scatenando vocii di schieramenti e guerre giustificatorie...

quello che ci colpisce e che in un certo senso ci provoca è il silenzio nel quale è stato relegato questo grido, da parte della stampa nazionale e locale... quello che ci interessa sottolineare e mettere in evidenza è la manipolazione ed anche la strumentalizzazione di quei mezzi, tipo la stampa e il giornalismo, che si fanno anch'essi percorsi per dare forma ai centri di potere relegando nella miseria del deserto il grido dei poveri...


le parole che in questi giorni popolano le manifestazioni di una fede, purtroppo e spesso relegata a mera religiosita... voce di uno che grida nel deserto... possano smuovere quelle soggettività, le nostre soggettività, assopite nell'oblio di tanto perbenismo, nei deserti rumoreggianti di tanti falsi idoli e di tante pericolose parole...




sabato 28 novembre 2009

nella nebbia... tracce di luce









Qualche volta mi è capitato di assistere in modo inerme, spegnendo quasi quell'attesa che in modo frenetico sempre popola la mia giornata, dietro alla finestra di un mondo, che nonostante le nebbie che lo popolano, continua a spingere verso la vita e a dirmi, con tenera pazienza: cammina, vieni!...


Tanti incontri, tanti volti, tanti luoghi e tempi, tante fratture e tante lacerazioni, ma con ancora più forza, tante tracce di quella luce che, con il suo calore e colore, risana le ferite di una vita popolano i nostri orizzonti... e con la forza di una evidenza che sempre ricorre nel nostro cuore come memoria, riusciamo a dare conferma ad un intuito che ci invita e ci spinge... cammina, cammina...


Un avvento di qualcosa che è promesso, e nello stesso tempo atteso, puo realizzare quell'incontro che già abita, come un silenzioso mormorio, la nostra tenera esistenza... una brezza che ci accarezza e che ritempra i nostri passi... una luce che con le sue tracce da forma reale e concreta ai nostri orizzonti... e la nebbia, al di là di facili riduzioni, ci porta al di là della spigolosità delle forme della stessa esistenza, rendendo ancora più concretamente evidente, la morbidezza di quella carezza, di quel leggero mormorio, di quel desiderio, che proprio nella nebbia di quotidiane giornate e nel torpore dei nostri sonni, prende forma e realizza esso stesso nella sua carne quell'essenziale senso di felicità...

sabato 21 novembre 2009

tracce di luce... e i suoi colori!




Come spesso capita, quando un primo raggio di sole, al mattino, al risveglio, incontra i nostri occhi ancora chiusi in un vortice di memoria e di sogno, dove i desideri prendono forme che solo l'immaginazione rende ragione della loro profonda realtà... ecco che allora ci troviamo come immersi in un mondo di forme e colori, luci e toni, ombre e riflessi che iniziano a popolare i nostri vaghi stati di una coscienza che sempre cresce da questo serrato confronto...


e la luce con le sue tracce sempre antiche e sempre nuove compone le trame di una storia che anch'essa informa la nostra esistenza con i colori di quegl'eventi di cui noi, nella nostra passività e nel nostro essere promotori di significanti azioni, prendiamo corpo, trama estetica, ... la nostra stessa carne.


E i colori, le variazioni di un soggetto, la luce, che si mostra nella pluralità di toni ad un insieme plurale di cuori e di respiri, la nostra umanità, invadono la nostra esistenza e ci immergono in quella di un mondo, di un reale, di un quid armonico che in stretta armonia al flusso dei nostri passi, in una simbiosi dinamica dove il ritmo del nostro respirare assume dal mondo l'ossigeno e ad esso lo ridona, le cui forme, la cui identità (quella del mondo) si mostra nella evidenza della loro varietà...

giovedì 19 novembre 2009

...quando la luce imprime le sue tracce nelle parole!

Señor, ¿qué nos darás en premio a los poetas?
Mira, nada tenemos, ni aun nuestra propia vida;
somos los mensajeros de algo que no entendemos.
Nuestro cuerpo lo quema una llama celeste;
si miramos, es sólo para verterlo en voz.

No podemos coger ni la flor de un vallado
para que sea nuestra y nada más que nuestra,
ni tendernos tranquilos en medio de las cosas,
sin pensar, a gozarlas en su presencia sólo.
Nunca sabremos cómo son de verdad las tardes,
libre de nuestra angustia su desnuda belleza;
jamás conoceremos lo que es una mujer
en sus profundos bosques donde hay que entrar callado.
Tú no nos das el mundo para que lo gocemos,
Tú nos lo entregas para que lo hagamos palabra.
Y después que la tierra tiene voz por nosotros
nos quedamos sin ella, con sólo el alma grande…

Ya ves que por nosotros es sonora la vida,
igual que por las piedras lo es el cristal del río.
Tú no has hecho tu obra para hundirla en silencio,
en el silencio huyente de la gente afanosa;
para vivirla sólo, sin pararse a mirarla…
Por eso nos has puesto a un lado del camino
con el único oficio de gritar asombrados.
En nosotros descansa la prisa de los hombres.
Porque, si no existiéramos, ¿para qué tantas cosas
inútiles y bellas como Dios ha creado,
tantos ocasos rojos, y tanto árbol sin fruta,
y tanta flor, y tanto pájaro vagabundo?
Solamente nosotros sentimos tu regalo
y te lo agradecemos en éxtasis de gritos.
Tú sonríes, Señor, sintiéndote pagado
con nuestro aplastamiento de asombro y maravilla.

Esto que nos exalta sólo puede ser tuyo.
Sólo quien nos ha hecho puede así destruirnos
en brazos de una llama tan cruel y magnífica.

… Tú que cuidas los pájaros que dicen tu mensaje,
guarda en la muerte nuestros cansados corazones;
dales paz, esa paz que en vida les negaste,
bórrales el doliente pensamiento sin tregua.
Tú nos darás en Ti el Todo que buscamos;
nos darás a nosotros mismos, pues te tendremos
para nosotros solos, y no para cantarte.

J.M. Valverde











lunedì 2 novembre 2009

sabato 31 ottobre 2009

l'interrogativo... una traccia di luce...



Somiglia alla tua vita
la vita del pastore.
Sorge in sul primo albore
move la greggia oltre pel campo, e vede
greggi, fontane ed erbe;
poi stanco si riposa in su la sera:
altro mai non ispera.
Dimmi, o luna: a che vale
al pastor la sua vita,
la vostra vita a voi? dimmi: ove tende
questo vagar mio breve,
il tuo corso immortale?[...]


Forse s’avess’io l’ale
da volar su le nubi,
e noverar le stelle ad una ad una,
o come il tuono errar di giogo in giogo,
più felice sarei, dolce mia greggia,
più felice sarei, candida luna
[1].




Quando solitamente ci si trova a confrontarsi con un testo di questo tipo, il movimento e il dialogo che si instaurano tra gli occhi del lettore e la parola dello scritto vengono spesso caratterizzati da una sintesi interrogativa che cerca di portare verso una soluzione lucida, chiara e trasparente, quelle immagini che affollano queste intense righe. E il percorso che si intraprende, rimanendo incagliati nel turbinio di intensi ragionamenti che tendono, riducendo nella forma della parola, di rendere concetto questa catena di immagini, porta talvolta verso quel processo che infrangendo l’armonia estetica e poetica del simbolo riduce anche la portata di quella domanda che comunque struttura l’esistenza dell’uomo.


Si! Una domanda, quell’unica che comunque venga posta, e a prescindere dal cammino che orienta, popola con un silenzio assordante il cuore di qualunque uomo, di quell’uomo con il quale l’esistenza si misura.


E ciò che interessa notare, all’interno dello sviluppo di tutto il testo, è la presenza di un dato permanete, il cammino continuo di questo uomo. Un cammino che è ancora sollecitato e trova il suo tratto determinante in una domanda che rimane aperta e viva, capace di imporre il desiderio delle ali per non incorrere nel rischio di essere bloccato da risposte statiche, capaci solo di ridurre l’uomo al tedio animalesco di una umanità perduta.


E al di là di qualunque tentazione di cogliere nel canto del pastore errante dell’Asia la tragica riflessione di una esistenza che tristemente si scaglia contro l’uomo, è importante come questo canto cammini, almeno su tanti tratti, verso quell’orizzonte che indica la vicinanza di una luce amica, di una silenziosa presenza, che sussurra un dolce: Tu sei con me. E questo, al di là di qualunque forma di fideismo vuoto e disincarnato, che cerca di fissare la sua esistenza in un orizzonte statico e svuotato proprio di quella radicale drammatica relazionale con la vita, dichiara, nel susseguirsi dei simboli e nella fondazione di una speranza, per lunghissimi giorni, la bellezza di quella esistenza che con estremo dinamismo caratterizza la vita dell’uomo; una vita nella quale quella domanda assume i toni di una luminosa presenza.








[1] Dal Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, di Giacomo Leopardi.

tracce di luce... nella memoria!


un canto... verso la luce

Somiglia alla tua vita
la vita del pastore.
Sorge in sul primo albore
move la greggia oltre pel campo, e vede
greggi, fontane ed erbe;
poi stanco si riposa in su la sera:
altro mai non ispera.
Dimmi, o luna: a che vale
al pastor la sua vita,
la vostra vita a voi? dimmi: ove tende
questo vagar mio breve,
il tuo corso immortale?[...]Forse s’avess’io l’ale
da volar su le nubi,
e noverar le stelle ad una ad una,
o come il tuono errar di giogo in giogo,
più felice sarei, dolce mia greggia,
più felice sarei, candida luna.(Tratto dal Canto notturno di un pastore errante dell'Asia di G. Leopardi)


Quando solitamente ci si trova a confrontarsi con un testo di questo tipo, il movimento e il dialogo che si instaurano tra gli occhi del lettore e la parola dello scritto vengono spesso caratterizzati da una sintesi interrogativa che cerca di portare verso una soluzione lucida, chiara e trasparente, quelle immagini che affollano queste intense righe. E il percorso che si intraprende, rimanendo incagliati nel turbinio di intensi ragionamenti che tendono, riducendo nella forma della parola, di rendere concetto questa catena di immagini, porta talvolta verso quel processo che infrangendo l’armonia estetica e poetica del simbolo riduce anche la portata di quella domanda che comunque struttura l’esistenza dell’uomo.
Si! Una domanda, quell’unica che comunque venga posta, e a prescindere dal cammino che orienta, popola con un silenzio assordante il cuore di qualunque uomo, di quell’uomo con il quale l’esistenza si misura.
E ciò che interessa notare, all’interno dello sviluppo di tutto il testo, è la presenza di un dato permanete, il cammino continuo di questo uomo. Un cammino che è ancora sollecitato e trova il suo tratto determinante in una domanda che rimane aperta e viva, capace di imporre il desiderio delle ali per non incorrere nel rischio di essere bloccato da risposte statiche, capaci solo di ridurre l’uomo al tedio animalesco di una umanità perduta.E al di là di qualunque tentazione di cogliere nel canto del pastore errante dell’Asia la tragica riflessione di una esistenza che tristemente si scaglia contro l’uomo, è importante come questo canto cammini, almeno su tanti tratti, verso lo stesso orizzonte che riesce a cogliere in quel tu, in quella luce un sentiero e un compagno di viaggio: Tu sei con me...; e questo, al di là di qualunque forma di fideismo vuoto e disincarnato, che cerca di fissare la sua esistenza in un orizzonte statico e svuotato proprio di quella radicale drammatica relazionale con la vita, dichiara, nel susseguirsi dei simboli e nella fondazione di una speranza, per lunghissimi giorni, la bellezza di quella esistenza che con estremo dinamismo caratterizza la vita dell’uomo; una vita nella quale quella domanda assume i toni di una luminosa presenza.

venerdì 23 ottobre 2009

Luce d'Ottobre




Dal trenta Settembre cambia la luce, ogni anno la riconosco, appare improvvisamente come un miracolo.
Sarà perché essendo nato il trenta Settembre è la prima luce che ho visto, venendo alla luce.
Dicono gli esperti di psicoterapia che il neonato non sa ancora distinguere forme, colori; né la differenza tra se stesso e il resto del mondo.

Ma io la luce l'ho vista, o forse solo sentita... o forse solo annusata. Era stupenda, come il calore di mia madre. Anno dopo anno la rivedo, dura le prime settimane di Ottobre fino quasi ai Santi.

E' una luce calma, profonda, diffusa, lievemente malinconica, piena di intima gioia.
Non ha la forza, nè l'intensità abbagliante della luce stiva, ma contiene una rivelazione.

Dà sempre pienezza...
essa rimanda Oltre...
e più tardi ho imparato a chiamare questo oltre "Trascendenza"...


E' luce che riflette quella del sole che "dell'Altissimo porta significatione".

Luce della terra, dell'aria, del vento. Luce che fa ringraziare di percepire, attraverso i sensi, il dono della vita; ma contemporaneamente proietta il cuore, con gli occhi di uno stupore credente, di una silenziosa e sottile fede, nel mistero meraviglioso di cui essa è segno, rimando, sacramento...

(dal Diario di un caro... fratello)

domenica 18 ottobre 2009

Mettete... luce nella votra vita!





Solitamente una immagine di questo genere richiama ricordi di tempi nei quali una certa armonia, sempre antica e sempre nuova, chiedeva di essere incarnata nel cuore dell'uomo;

tempi nei quali, la violenza silenziosa di un fiore nella canna di un fucile, di un cannone, ha mostrato la forza di annunciare sogni e desideri che finalmente, nonostante il torpore di languidi sonni, riprendono, con le loro labili voci, le note di questa dolce melodia...

vita, luce...

E da quel cannone il fiore riebbe la forza e il coraggio di investire il mondo di luce nuova...

e del resto, come le trame di un tessuto prezioso e drammatico, la storia si mostra come quel terreno dal quale è sempre possibile raccogliere quei bei fiori che adornano le nostre fragili forme, animando, nel silenzio di un vivere meravigliosamente quotidiano, i nostri sorrisi e i nostri sguardi...

mettete fiori nei vostri cannoni...

da essi tracce di luce!

mettete fiori nei vostri cannoni



venerdì 16 ottobre 2009

Quando si pensa al mondo e alla realtà, al di là di formalismi o nominalismi vari, che isolano l'uomo in forme più o meno astratte di riflessione, si viene subito attratti da un brulichio di forme ordinate, secondo orizzonti armonici di tracce... tracce di luce che colorano e danno forma, contenuto, dimensione all'esistere delle cose... tracce di luce che conformano, e che anche ci conformano, alla nostra fragile forma del pensiero, quell'essere di cui tutti noi viviamo e per cui siamo capaci di muovere i passi lungo i sentieri di quella radura che comunque porta un nome ed un volto: luce... e ancora tracce di luce che rendono possibile quella comunicazione e quella presenza di un mondo, che, nella forma, nel colore, e nei profumi di ricordi silenziosi, circonda il nostro cammino, imprimendo nelle profondità delle nostre sorgenti i colori di un tempo che rende ragione di quegli intuiti e orizzonti che si dispiegano davanti a noi... e passo dopo passo una traccia di luce manifesta il senso e la bellezza di questo assordante silenzio!