sabato 31 ottobre 2009

l'interrogativo... una traccia di luce...



Somiglia alla tua vita
la vita del pastore.
Sorge in sul primo albore
move la greggia oltre pel campo, e vede
greggi, fontane ed erbe;
poi stanco si riposa in su la sera:
altro mai non ispera.
Dimmi, o luna: a che vale
al pastor la sua vita,
la vostra vita a voi? dimmi: ove tende
questo vagar mio breve,
il tuo corso immortale?[...]


Forse s’avess’io l’ale
da volar su le nubi,
e noverar le stelle ad una ad una,
o come il tuono errar di giogo in giogo,
più felice sarei, dolce mia greggia,
più felice sarei, candida luna
[1].




Quando solitamente ci si trova a confrontarsi con un testo di questo tipo, il movimento e il dialogo che si instaurano tra gli occhi del lettore e la parola dello scritto vengono spesso caratterizzati da una sintesi interrogativa che cerca di portare verso una soluzione lucida, chiara e trasparente, quelle immagini che affollano queste intense righe. E il percorso che si intraprende, rimanendo incagliati nel turbinio di intensi ragionamenti che tendono, riducendo nella forma della parola, di rendere concetto questa catena di immagini, porta talvolta verso quel processo che infrangendo l’armonia estetica e poetica del simbolo riduce anche la portata di quella domanda che comunque struttura l’esistenza dell’uomo.


Si! Una domanda, quell’unica che comunque venga posta, e a prescindere dal cammino che orienta, popola con un silenzio assordante il cuore di qualunque uomo, di quell’uomo con il quale l’esistenza si misura.


E ciò che interessa notare, all’interno dello sviluppo di tutto il testo, è la presenza di un dato permanete, il cammino continuo di questo uomo. Un cammino che è ancora sollecitato e trova il suo tratto determinante in una domanda che rimane aperta e viva, capace di imporre il desiderio delle ali per non incorrere nel rischio di essere bloccato da risposte statiche, capaci solo di ridurre l’uomo al tedio animalesco di una umanità perduta.


E al di là di qualunque tentazione di cogliere nel canto del pastore errante dell’Asia la tragica riflessione di una esistenza che tristemente si scaglia contro l’uomo, è importante come questo canto cammini, almeno su tanti tratti, verso quell’orizzonte che indica la vicinanza di una luce amica, di una silenziosa presenza, che sussurra un dolce: Tu sei con me. E questo, al di là di qualunque forma di fideismo vuoto e disincarnato, che cerca di fissare la sua esistenza in un orizzonte statico e svuotato proprio di quella radicale drammatica relazionale con la vita, dichiara, nel susseguirsi dei simboli e nella fondazione di una speranza, per lunghissimi giorni, la bellezza di quella esistenza che con estremo dinamismo caratterizza la vita dell’uomo; una vita nella quale quella domanda assume i toni di una luminosa presenza.








[1] Dal Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, di Giacomo Leopardi.

tracce di luce... nella memoria!


un canto... verso la luce

Somiglia alla tua vita
la vita del pastore.
Sorge in sul primo albore
move la greggia oltre pel campo, e vede
greggi, fontane ed erbe;
poi stanco si riposa in su la sera:
altro mai non ispera.
Dimmi, o luna: a che vale
al pastor la sua vita,
la vostra vita a voi? dimmi: ove tende
questo vagar mio breve,
il tuo corso immortale?[...]Forse s’avess’io l’ale
da volar su le nubi,
e noverar le stelle ad una ad una,
o come il tuono errar di giogo in giogo,
più felice sarei, dolce mia greggia,
più felice sarei, candida luna.(Tratto dal Canto notturno di un pastore errante dell'Asia di G. Leopardi)


Quando solitamente ci si trova a confrontarsi con un testo di questo tipo, il movimento e il dialogo che si instaurano tra gli occhi del lettore e la parola dello scritto vengono spesso caratterizzati da una sintesi interrogativa che cerca di portare verso una soluzione lucida, chiara e trasparente, quelle immagini che affollano queste intense righe. E il percorso che si intraprende, rimanendo incagliati nel turbinio di intensi ragionamenti che tendono, riducendo nella forma della parola, di rendere concetto questa catena di immagini, porta talvolta verso quel processo che infrangendo l’armonia estetica e poetica del simbolo riduce anche la portata di quella domanda che comunque struttura l’esistenza dell’uomo.
Si! Una domanda, quell’unica che comunque venga posta, e a prescindere dal cammino che orienta, popola con un silenzio assordante il cuore di qualunque uomo, di quell’uomo con il quale l’esistenza si misura.
E ciò che interessa notare, all’interno dello sviluppo di tutto il testo, è la presenza di un dato permanete, il cammino continuo di questo uomo. Un cammino che è ancora sollecitato e trova il suo tratto determinante in una domanda che rimane aperta e viva, capace di imporre il desiderio delle ali per non incorrere nel rischio di essere bloccato da risposte statiche, capaci solo di ridurre l’uomo al tedio animalesco di una umanità perduta.E al di là di qualunque tentazione di cogliere nel canto del pastore errante dell’Asia la tragica riflessione di una esistenza che tristemente si scaglia contro l’uomo, è importante come questo canto cammini, almeno su tanti tratti, verso lo stesso orizzonte che riesce a cogliere in quel tu, in quella luce un sentiero e un compagno di viaggio: Tu sei con me...; e questo, al di là di qualunque forma di fideismo vuoto e disincarnato, che cerca di fissare la sua esistenza in un orizzonte statico e svuotato proprio di quella radicale drammatica relazionale con la vita, dichiara, nel susseguirsi dei simboli e nella fondazione di una speranza, per lunghissimi giorni, la bellezza di quella esistenza che con estremo dinamismo caratterizza la vita dell’uomo; una vita nella quale quella domanda assume i toni di una luminosa presenza.

venerdì 23 ottobre 2009

Luce d'Ottobre




Dal trenta Settembre cambia la luce, ogni anno la riconosco, appare improvvisamente come un miracolo.
Sarà perché essendo nato il trenta Settembre è la prima luce che ho visto, venendo alla luce.
Dicono gli esperti di psicoterapia che il neonato non sa ancora distinguere forme, colori; né la differenza tra se stesso e il resto del mondo.

Ma io la luce l'ho vista, o forse solo sentita... o forse solo annusata. Era stupenda, come il calore di mia madre. Anno dopo anno la rivedo, dura le prime settimane di Ottobre fino quasi ai Santi.

E' una luce calma, profonda, diffusa, lievemente malinconica, piena di intima gioia.
Non ha la forza, nè l'intensità abbagliante della luce stiva, ma contiene una rivelazione.

Dà sempre pienezza...
essa rimanda Oltre...
e più tardi ho imparato a chiamare questo oltre "Trascendenza"...


E' luce che riflette quella del sole che "dell'Altissimo porta significatione".

Luce della terra, dell'aria, del vento. Luce che fa ringraziare di percepire, attraverso i sensi, il dono della vita; ma contemporaneamente proietta il cuore, con gli occhi di uno stupore credente, di una silenziosa e sottile fede, nel mistero meraviglioso di cui essa è segno, rimando, sacramento...

(dal Diario di un caro... fratello)

domenica 18 ottobre 2009

Mettete... luce nella votra vita!





Solitamente una immagine di questo genere richiama ricordi di tempi nei quali una certa armonia, sempre antica e sempre nuova, chiedeva di essere incarnata nel cuore dell'uomo;

tempi nei quali, la violenza silenziosa di un fiore nella canna di un fucile, di un cannone, ha mostrato la forza di annunciare sogni e desideri che finalmente, nonostante il torpore di languidi sonni, riprendono, con le loro labili voci, le note di questa dolce melodia...

vita, luce...

E da quel cannone il fiore riebbe la forza e il coraggio di investire il mondo di luce nuova...

e del resto, come le trame di un tessuto prezioso e drammatico, la storia si mostra come quel terreno dal quale è sempre possibile raccogliere quei bei fiori che adornano le nostre fragili forme, animando, nel silenzio di un vivere meravigliosamente quotidiano, i nostri sorrisi e i nostri sguardi...

mettete fiori nei vostri cannoni...

da essi tracce di luce!

mettete fiori nei vostri cannoni



venerdì 16 ottobre 2009

Quando si pensa al mondo e alla realtà, al di là di formalismi o nominalismi vari, che isolano l'uomo in forme più o meno astratte di riflessione, si viene subito attratti da un brulichio di forme ordinate, secondo orizzonti armonici di tracce... tracce di luce che colorano e danno forma, contenuto, dimensione all'esistere delle cose... tracce di luce che conformano, e che anche ci conformano, alla nostra fragile forma del pensiero, quell'essere di cui tutti noi viviamo e per cui siamo capaci di muovere i passi lungo i sentieri di quella radura che comunque porta un nome ed un volto: luce... e ancora tracce di luce che rendono possibile quella comunicazione e quella presenza di un mondo, che, nella forma, nel colore, e nei profumi di ricordi silenziosi, circonda il nostro cammino, imprimendo nelle profondità delle nostre sorgenti i colori di un tempo che rende ragione di quegli intuiti e orizzonti che si dispiegano davanti a noi... e passo dopo passo una traccia di luce manifesta il senso e la bellezza di questo assordante silenzio!